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Plastica in mare: Il nemico invisibile
Quando si parla di rifiuti plastici che inquinano le nostre acque, nell’immaginario comune ricorrono buste, bottiglie, contenitori alimentari, flaconi sanitari… ma quella è solo la parte visibile del problema, quella che “resta a galla”, appunto.
Il nemico più subdolo è costituito dall’enorme quantità di microplastica presente negli oceani.
I nostri rifiuti plastici, infatti, col passare del tempo, non scompaiono del tutto, come invece fanno i materiali biodegradabili, ma si frammentano in particelle piccolissime, di cui finiscono col nutrirsi, dannosamente, gli animali…. E anche noi.
Se è noto che milioni di pesci sono morti per soffocamento, avendo ingoiato pezzi di plastica di dimensione visibile, non tutti sanno che ogni uomo ingerisce, in media, circa 5 grammi di plastica ogni settimana
Nel Mare Nostrum sono stati rilevati circa 1,9 milioni di frammenti per metro quadro.
Il riciclo è ancora lento: la produzione mondiale conta 396 milioni di tonnellate di plastica l’anno, e di queste, meno del 20% è stato correttamente riciclato.
L’impegno alla risoluzione del problema deve coinvolgere tutti: le industrie, che devoro preferire packaging biodegradabili; i consumatori, educati e attivi nella raccolta differenziata; la politica, con direttive che siano di sprone all’economia circolare, e con sanzioni per i comportamenti scorretti.
Non si tratta di fare i supereroi e salvare il mondo, ma di gettare nel giusto contenitore qualcosa che non dovrà poi avvelenarci, finendoci nel piatto, invisibilmente, come il peggior nemico.