Ambra: il nome di “mamma elettricità”!
Articolo di Ilaria Fusco
La resina fossile che tutti conosciamo sotto forma di gemma dal colore giallo intenso traslucido eredita il nome dal termine greco elektron (ἤλεκτρον), e da questo deriva la parola «Elettricità».
I primi studi sulle proprietà del materiale, risalenti ai tempi dell’antica Grecia, portarono alla scoperta della capacità della pietra di attrarre a sé oggetti leggeri, e rilevarono che un ripetuto strofinio della stessa poteva addirittura dare origine a scintille.
Il filosofo Talete già nel 600 a.C. sperimentò che strofinando dell’ambra con un panno di lana, questa riuscisse ad attrarre a sé fili di stoffa, pezzettini di carta, foglie, piume.
Così nel 300 a.C. Teofrasto di Ereso studiò altri materiali aventi le stesse capacità dell’ambra, e successivamente lo scrittore latino Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, approfondì le proprietà di questa gemma che può definirsi matrice dei successivi esperimenti sull’energia elettrica.
Anche Platone nel suo Timeo già parlava di elettricità:
«Si spiegano così lo scorrere delle acque, la caduta dei fulmini, e la meravigliosa forza d’attrazione dell’ambra e della calamita: in nessuno di tutti questi oggetti vi è la forza attraente, ma poiché il vuoto non c’è, questi corpi si respingono in giro l’uno con l’altro, e separandosi e congiungendosi, cambiano di posto, e vanno ciascuno nella propria sede.»
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