Published On: 22 Maggio 2021Categories: News

Pandemia e Clima

Articolo di Ilaria Fusco

PANDEMIA E CLIMA: EMERGENZE A CONFRONTO.
La diffusione del Coronavirus in tutto il mondo ha portato cambiamenti comportamentali che ci consentono una riflessione sull’emergenza climatica.

La percezione del rischio di contagio da virus è per tutti immediata, le misure messe in atto per fermarlo sono molto restrittive delle nostre libertà e hanno scadenze temporali limitate. Diversamente, i danni da crisi climatica si registrano nel lungo periodo e per evitarli si viene invitati a cambiare il proprio quotidiano in maniera graduale, senza stravolgere del tutto le proprie abitudini. Questo comporta una percezione del rischio più rilassata ma in realtà i numeri delle vittime sono notevoli:

Negli ultimi 20 anni, secondo il Climate Index Risk, più di 12.000 fenomeni meteorologici estremi hanno causato 500.000 decessi nel mondo. In Italia le morti annue premature attribuibili all’esposizione a particolato sottile, ozono e biossido di azoto sono 84.000 secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente; l’Oms prevede che tra il 2030 e il 2050 il numero di vittime da inquinamento ambientale potrebbe arrivare a 250.000 ogni anno.

Molteplici studi (ad es. quello condotto dal Centro Nazionale per le Ricerche francese e pubblicato dal Proceeding of the National Academy of Science, o la ricerca Nature Geoscience, portata avanti dall’Università dell’Alaska) mostrano che l’innalzamento delle temperature potrebbe rimettere in circolazione virus e batteri attualmente congelati nei ghiacci polari e nel permafrost dove possono sopravvivere per centinaia di migliaia di anni. Anche malattie debellate potrebbero essere quindi ‘dormienti’, sepolte sotto spessi strati di ghiaccio.

COSA FARE PER EVITARE I RISCHI?
Se l’arma utilizzata per il rallentamento del Covid-19 è l’isolamento sociale temporaneo, lo strumento per combattere l’emergenza clima è il freno al surriscaldamento del pianeta mediante la progressiva decarbonizzazione.

A tal riguardo risulta interessante notare che la paralisi cinese ha portato come unico effetto positivo il netto miglioramento della qualità dell’aria nelle zone bloccate, registrando la riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 25%, 100 milioni di tonnellate, pari ad un taglio del 6% a livello mondiale.

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